Tunisi: primi incontri e ultimi preparativi

Per due giorni restiamo in porto, poi anche io mi sposto in città, ci deve essere il primo incontro di quanti siamo registrati come equipaggi. Siamo una cinquantina. In collegamento con la coordinatrice di tutta l’operazione. Dovremo viaggiare tutti insieme, come una flotta compatta, per cui si prospetta di viaggiare a una media di 4 nodi. Qualcuno brontola, le barche a motore così piano consumano uguale ma scivolano fuori rotta perché non hanno una deriva come quelle a vela. Beh poi si vedrà….

Ma scopro che in porto non c’è ancora nessuna barca, a parte la nostra. Devono andarle a prendere all’indomani in altri porti, e si tratta di barche a motore, anzi i capitani tunisini sono tutti da barche a motore, non skipper da velieri, chiaramente è una popolazione con interessi e attività diverse da noi. Chi vuole farsi vedere compra yatch a motore, non certo barche a vela. Intanto veniamo a sapere che le barche da Barcellona sono partite ma poi rientrate per maltempo. Rischiamo di fare slittare tutto.

La sera una bella manifestazione per la Palestina e per la Sumud Flotilla davanti al teatro comunale. Non siamo tantissimi ma tante donne e tanti slogan.

Intanto ogni sera un attivista/navigatore nato e cresciuto in centro, con un’aria da spirito della lampada, ci porta in posti diversi a bere birra tunisina mangiando qualcosa. Il primo posto dove ci porta era gestito da italiani quando lo frequentava suo padre, comunque si mangia bene. Con noi c’è anche una capitana, accompagna gruppi di famiglie in gite.

Sempre con Majid, lo spirito della lampada, o il glorioso, è il significato del suo nome, andiamo in giro a cercare pezzi di ricambio. Il suo amico lupo di mare invece è partito a prendere una barca a Monastir. Quando arriverà ripartirà subito per un’altra. Ma perché a Tunisi non le hanno preparate prima? Oggi ci sono molto più di 40 gradi, qui lo scirocco è ancora più cattivo che da noi.

Finalmente l’atteso training, in un salone del sindacato lavoratori tunisini. La prima cosa che faccio è chiedere la provenienza della gente, man mano che li incontro. Ed è una sorpresa. A parte gli americani, no California ci tiene a precisare uno, e gli europei, Polonia, Olanda, Belgio, Germania, Finlandia, UK….. ora raccolgo le risposte più disparate: Maldive, Sudafrica, Indonesia, Oman, Mauritania, Iraq, Kuwait, Iran, Turchia, Algeria, tutti che ci ringraziamo a vicenda per esserci, in una gara a chi è più vicino ai palestinesi e a Gaza. Quindi non è una illusione la partecipazione di 44 paesi!

Ah qui sembra di vedere le cose più organizzate, ma dopo poco capiamo che non è vero: si aspettavano 130 persone, invece siamo il doppio. Siete sicuri che tutti avete l’ok per imbarcarvi? Pare di sì. E allora? Vedremo. Due giorni di raccomandazioni, soprattutto sulla non violenza, ricordando le vittorie della nonviolenza, Sudafrica, afroamericani, le marce di donne in tante occasioni, e invece la tragedia della Mavi Marmara, con la reazione degli attivisti turchi.

Secondo giorno di training, compare in video da Berlino il mio amico Karam! È il ragazzo, allora, nel 2011, paramedico, con cui scappavo dai soldati a Nabi Saleh, vicino a Ramallah. Racconta che dopo quella corsa con me ha abbandonato il ruolo dell’infermiere per diventare attivista. Comunque è bravissimo, è venuto anche a fare dei training per ISM in Italia. Va avanti con video e esempi, fino ad aver fatto preparare nel salone la simulazione di un assalto dei commando israeliani. Molto efficace, devo ammetterlo.

Trovo anche l’anziana Ann Wright, presente con me nella Flotilla del 2015. È l’ex colonnello dell’esercito americano, che si era ravveduta passando al pacifismo e all’anticolonialismo dopo l’esperienza in Somalia negli anni novanta. Grandi abbracci. Sembra che i due velieri arrivati dall’Italia vengono presi in consegna dal gruppo turco, almeno loro dovrebbero avere skipper da velieri!

Intanto la notizia è ufficiale, partiremo domenica 7, almeno qui ci sarà qualche barca in più!