Gioco con i bambini, con le pecore al pascolo c’è il fratello maggiore, quello che lavorava da clandestino nel ’48. Ora c’è papà a lavorare di là, ma io sono di casa da quattordici anni, e mi fanno sempre festa. Soprattutto con le ragazze ci divertiamo a guardare foto vecchie, e poi la zia che tira sassi nella battaglia di Sussya è una foto che raccoglie anche le ragazze della casa di fianco. “Ma secondo te è bravo Abu Obeida o Abu Mazen?” Giovani e meno giovani sono tutti d’accordo, anche i ragazzi con cui giocavamo a calcio vicino alle pecore si pongono le stesse domande: è la resistenza che sta con la Palestina, mentre il governo fantoccio sta con Netanyahu! Mentre si torna a casa, i due fratelli controllano la cinquantina di pecore, mentre io mi tiro dietro una decina di bambini affezionatissimi, tra l’altro mi vorrebbero portare a pregare alla moschea.


Ma torniamo a noi: allora dove sono le divisioni?
Purtroppo sono sempre legate a chi raccoglie più finanziamenti da fuori e a come vengono distribuiti, forse c’è poca chiarezza e questo porta a litigi e incomprensioni. Come ci sono sempre litigi con chi lavora per l’Autorità Palestinese: sono gli unici a percepire uno stipendio, che però arriva regolare a pochissimi, allora bisogna vendersi un pò per avere lo stipendio? Ho paura che sia così.
Meglio chi ha parenti fuori, è pieno di ingegneri nei paesi del golfo, anzi tutte le imprese petrolifere sono partite con ingegneri palestinesi, altro che popolo inesistente, come raccontano gli israeliani. Popolo così industrioso, ma che non può sviluppare niente in Palestina, dove i colonizzatori impediscono qualsiasi attività.
Mentre pascolare dentro Yatta è una cosa tranquilla, i Palestinesi si rispettano, “attenti non fategli toccare gli alberi”, sembra un mondo normale. Appena però ti avvicini alla zona in area B e poi C, trovi che i coloni si sono impiantati con i loro outpost, e allora non c’è più pace, ci sono solo le provocazioni, per vedere se ottieni qualche reazione palestinese, e anche se non c’è, la inventano. E’ troppo facile fare una foto ad un pastore (oggi è toccato al vecchio Ali) con un sasso in mano, li tirano alle pecore per farle rientrare, ma con i potenti mezzi che ora hanno tutti, diventa una prova di avere attaccato i coloni. Ali è stato arrestato con l’accusa di avere tirato pietre ai coloni, ma è molto sofferente, vedremo come se la caverà.
Sabato ad al-Khalil ho visto arrivare una colonna di autobus, carichi di gente: ho chiesto in giro: di sabato vengono dal ’48 a fare compere qui, ma anche a Nablus o a Jenin. Due motivazioni, qui si comprano le cose a un prezzo più basso che in Israele, ma soprattutto si fa lavorare l’economia palestinese e non quella dei colonizzatori. Non conoscevo questo movimento di solidarietà. Conoscevo invece che gli israeliani venivano in Cisgiordania soprattutto per riparare le macchine, trovando qui ottimi meccanici e a prezzi più bassi che a casa. Huwwara, alle porte di Nablus, era un paese famoso per i meccanici. Ma ora è rigorosamente chiuso da check Point, e credo che neanche gli israeliani riescono più ad andare a fare le riparazioni.
Da una parte abbiamo l’esercito israeliano che perpetra sanguinosi massacri nella Striscia di Gaza. Il più terribile tra tutti è quello della famiglia della dottoressa Alaa Al-Najjar, che mentre era al lavoro all’ospedale si è vista arrivare i corpi di nove suoi figli sterminati.


Giornata delle bandiere a Gerusalemme
Intanto il governo di Netanyahu alimenta la tensione sostenendo e unendosi a grandi gruppi di coloni nell’assalto ai cortili della moschea di Al-Aqsa. Il Waqf islamico, l’ente che presiede alla tutela del sito religioso di Gerusalemme, ha riferito che almeno 1.400 coloni hanno fatto irruzione nella moschea questa mattina per celebrare la commemorazione israeliana dell’occupazione di Gerusalemme. Ci tengono ogni anno a questa celebrazione, con l’assalto alle case palestinesi del quartiere arabo intorno a Bab al Amud (la porta di Damasco).

