Colline bellissime, vento forte, panorami con valli che si susseguono degradando verso il Negev, pascoli scarsi, fondovalle ricchissimi di terreni coltivati a orzo e uliveti; è l’area che chiamano “Firing area”, (zona militare) ma dove i palestinesi vanno cancellati e gli outpost invece vengono lasciati, anzi sorgono come funghi. Siamo a un passo da dove siamo stati i giorni scorsi (Umm Durit), ma non possiamo più andarci direttamente, bisogna fare il giro completo con una jeep, e poi a piedi. In mezzo i coloni si appropriano di tutto e impediscono il passaggio.


Khalet ad-Daba’a è una visione di distruzione come a Gaza: cumuli di macerie, alberi sradicati, tubi e lamiere accartocciati, pannelli coibentati fatti a pezzi, serbatoi per l’acqua spaccati, pannelli fotovoltaici distrutti Poi ti accorgi di tante formiche operose: chi spazza un angolo, chi sposta pezzi di mattone, chi pulisce blocchetti ancora interi, chi scava tra le macerie per riaprire le grotte, chi controlla gli alberelli ancora da piantare, chi comincia un muro nuovo, che setaccia sabbia recuperata.ee Nessuno si è arreso, “questa è l’occupazione” ci dicono. Erano stati allontanati dalle case con poco preavviso, qualche cosa salvata, sono rimasti a guardare con in mano un ordine di evacuazione.
Due mesi fa le prime case distrutte, una settimana fa il villaggio raso al suolo, tranne pochissime costruzioni, tre giorni fa l’assalto dei coloni con i sassi e le fionde, “questa è l’occupazione”.
Le entrate delle grotte sono state riempite di detriti, ma sono così profonde che nessuna ha subito danni strutturali, beh spesso hanno rotto anche i camini di ventilazione, ma tutta roba che con un pò di fatica viene ripristinato. Lo stesso vale per i pozzi, spesso rotti nella parte che esce da terra, ma non dentro; un pò di lavoro e tornano a posto. Per ora abitano nelle grotte, da una all’altra non c’è passaggio agevole, detriti dovunque, muri nuovi per evitare che il materiale di risulta torni a ostruire le entrate delle grotte. Eppure le entrate delle grotte conservano le piastrelle in ordine, sono state ripulite. Fuori hanno anche montato tende, evidentemente le avevano tenute di scorta. I bambini ridono ancora tutti, tanti ci ricordano e ci festeggiano. Qualche pannello solare e qualche serbatoio sono stati risparmiati, sembra che in qualche modo acqua e luce tornano a funzionare per tutti, con un sistema di ridistribuzione. Le telecamere di sorveglianza tornano in posizione.




A Quawawis
Sotto il naso! Altro che presenza protettiva! Serviamo proprio a poco. A cinquanta metri da dove dormivamo hanno tagliato i cavi di acciaio che tenevano su l’ultima turbina, tra l’altro una turbina fuori servizio già da parecchio, ma quelli lo stesso hanno tagliato i cavi e la hanno lasciata cadere in terra lentamente. Quando ce ne siamo accorti, non c’era più nessuno; “ah questi ebrei, ah questi ebrei”, continua a ripetere Ahmed mentre alle quattro e mezza ci chiama e giriamo a guardare i cavi tagliati. Sembra un mondo assurdo in cui i colonizzatori continuano a nuocere per mostrare la loro assoluta estraneità a qualsiasi legge o convenzione internazionale. E noi continuiamo a correre da un posto all’altro, una volta rompono il lucchetto di un pozzo, una volta portano pecore o vacche negli uliveti, una volta li troviamo vicini a una casa. Certo i palestinesi sono sempre contenti quando ci fermiamo nelle loro case, ma la nostra utilità è scarsa.
A Sussya hanno dichiarato zona militare le case e la terra dei nostri amici, dove c’è stata la battaglia di sassi qualche girono fa. Lo stesso qualcuno è là e i bambini vengono sempre accompagnati a scuola, ma i coloni sono sempre in combutta con la polizia.
A Umm Durit si divertono a scorazzare intorno alle case con i loro fuori strada e le loro provocazioni.
Nella casa di sopra, quella dove qualche giorno fa sono state abbattute le due turbine funzionanti, questa notte i cari coloni hanno strappato circa 70 metri di recinzione e una ventina di pali, lungo la strada, pronti per fare entrare le pecore nell’uliveto. E’ stata chiamata la polizia per i due misfatti, hanno preso nota, dicono che dovevano andare a scrivere e poi sarebbero tornati, ma non si è visto nessuno. Ad ogni modo, tutti al lavoro, anche se con tenaglie che non tagliano, nessun tronchesino, mai visto un flex, ma tanta buona volontà, in tre ore sono ripiantati i pali, tirata e ricucita la rete, legato tutto, abbiamo sistemato fino al prossimo intervento dei coloni.



