Sotto le stelle

Buona parte della famiglia comincia a dormire all’aperto. Così chiedono
anche a noi: dentro o fuori? Oggi ha fatto molto caldo, ora il vento da
ponente è un po’ più fresco, ma dentro le case è rimasto caldo e
sgradevole. Insomma, fuori anche noi. Il padre e il figlio maggiore si
costruiscono dei giacigli sopraelevati, mettono tavole su dei
parallelepipedi metallici che possono essere stati pezzi di mangiatoie, e
sopra le tavole il materassino. Noi e un po’ dei bambini siamo per terra
nel mezzo dell’aia, per fortuna hanno dei piumini per quando si sta fuori.


Chiudo gli occhi, ma sento bambini ancora per un po’. La luna è forte ma lo
stesso è pieno di stelle. Le luci dell’outpost sono potenti ma più basse e
non nuociono alla visione del cielo. Le stelle sono uno spettacolo. Poi
piano piano è l’odore delle pecore che penetra tutto, sembra scomparire
tutto il resto, rimane sterco di pecora e pecora con sterco a penetrarti in
profondità, arriva dovunque, come un profumo invadente. Eppure non è
sgradevole, lo colleghi alla vita che continua, oggi abbiamo visto nascere
tre agnelli, nella sporcizia della stalla, con la madre che li lecca, il
pastore che controlla l’assenza di muco nelle vie respiratorie, al resto
pensa la madre, e subito sono in piedi, cercano un capezzolo.
I bambini che ieri tiravano in lungo ora sono in mezzo alle pecore, tutti a
mungere qualche pecora, anche oggi si faranno leban e jameed. Papà dice:
vado, fate colazione e mi raggiungete. Sono le 6 e mezza. Ieri sera siamo
rientrati alle 7, i bambini usano l’asino come io uso lo scooter, vanno a
prendere la colazione a papà, vanno a comprargli il tabacco a Carmel, che è
la frazione di Yatta più vicina, ieri ci hanno portato i ghiaccioli!
Oggi però abbiamo un’altra incombenza.  Ieri eravamo a dormire non lontano
da qui, si riconosce il posto in lontananza. È completamente diverso,
abbiamo trovato il primo hammam con acqua corrente anche nella turca, e
piastrelle e un lavandino. Le pecore neanche si sentono, sono aldilà di un
magazzino, cioè ci sono costruzioni successive, non come qui, con tutto
intorno all’aia. Comunque ieri mattina, anziché aspettare che qualcuno, i
ragazzi israeliani con una macchina, venga a fare una rotazione di
volontari, chiediamo a un vicino che si sta muovendo con un pickup
portandosi dietro pecora con agnello, se va a Twani, certo, è sulla strada,
perché c’è sempre un solo accesso aperto per Yatta. Allora, un momento, poi
un thé, ancora 5 minuti, ma intanto avevamo raccolto le cose in fretta e io
ho dimenticato il caricatore e lo scatolino degli auricolari. Quindi devo
tornare a prenderli, quindi: andate con l’asino. Subito pronti, il
ragazzino davanti e io dietro, si taglia per le campagne, si scende a
precipizio, si risale di là. Ho dimenticato… e cerco le parole per
spiegare, si si abbiamo conservato tutto, risalgo sull’asino e giù a
raggiungere le pecore al pascolo. Intanto anche il mio amico ci raggiunge.
Ma ieri dopo le 12 ore fuori, quando papà rientra finalmente e si butta su
un materassino in mezzo all’aia, dopo poco si ritrova i 7 figli tutti
sopra! Sembrano ragazzini anche papà e mamma.


Ci sono grotte nella zona del pascolo, dove si può riposare nelle ore più
calde. C’è paura dei coloni perché è vicino alla strada, ma i soldati
devono riconoscere la proprietà della terra, per cui non vengono a nuocere.
Eravamo stati anche in un altro posto, vicino a Twani, ma aldilà della
strada. Lì i coloni non ci vanno, si tratta di una grossa collina, nascosta
dalla strada e da Mahon. Invece vengono i soldati, è area C e non vogliono
che i palestinesi escano dalla loro proprietà. Siamo al solito, i coloni,
padroni, possono andare dovunque, qualche volta si ottiene che la polizia
li richiama bonariamente se entrano in un uliveto
I palestinesi invece non sono autorizzati a uscire dal proprio. Così questa
grande collina è sempre un pascolo a rischio… Quanti bambini hai,
vengono a preparare il thè sul fuoco. Solo cinque, pensa noi eravamo venti!
Viene fuori che conosco il figlio del pastore più grande. È un ragazzo di
25 anni, ha perso un braccio per colpa dei soldati, e ci ha rifocillati con
un the, un anno e mezzo fa, dopo una fuga rocambolesca attraverso le
campagne, inseguiti da una jeep militare che correva invano dietro al
ragazzo che ci stava dando un passaggio. Anche oggi dove sono io c’è
tranquillità e posso pensare a quanto questa gente è in simbiosi con la
natura. Gli altri tre posti che cerchiamo di coprire hanno tutti visite di
coloni e di soldati…….
Coloni e soldati conoscono solo il bullismo, il consumo spropositato delle
risorse, il machismo, la brama di potere, tutta la violenza tipica dei
colonizzatori, come sono stati tutti i nostri popoli colonizzatori
occidentali. Sono proprio appena passati due coloni su moto da cross per il
piacere di spaventare le pecore.